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Comunicare è fare attivismo – Possibilità di attivismo al tempo dei social

comunicare è fare attivismo

L’uso dei media da parte dei movimenti sociali può essere visto come un atto di coordinamento tra lo scambio/connessione virtuale e l’attualizzazione/attuazione delle politiche.

Il 7 febbraio è stata la seconda giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo, molti di noi sanno bene che il web è solo una lente di ingradimento su movimenti d’odio da tempo noti ad occhi poco superficiali. Spesso si incorre nell’errore di demonizzare la rete, invece  potremmo cogliere le possibilità dateci dalla tecnologia e imparare a sfruttarle per dare una risposta alle brutture che ci sono in giro.

Vediamo insieme alcuni esempi di uso di internet per l’attivismo digitale efficace e connesso all’attivismo nel mondo reale . Ci sono cinque tipologie di attivismo dei nuovi media:

  • Culture jamming
  • Alternative computing
  • Participatory journalism
  • Mediated Mobilization
  • Common knowledge.

Culture jamming activism

Fare Culture jamming è scioccare l’audience attraverso azioni che vanno a sfidare lo status quo. Catturare e sovvertire le immagini dei mainstream media per fornire un punto di vista critico. Questo viene raggiunto spesso producendo commenti ironici e satirici usando le stesse tecniche del media originale.
Un esempio è l’artista Bansky o le Pussy Riot o l’italiana Martina dell’Ombra

Alternative computing Activism

Alternative computing o Hacktivism è l’uso sovversivo del computer e delle reti per promuovere un’agenda politica o un cambiamento sociale.
Esempio sono le azioni di Wikileaks e Anonymous

Giornalismo partecipativo

Chi pratica giornalismo partecipativo o citizen journalism, gioca un ruolo attivo nel processo di archiviazione, scrittura, analisi e diffusione di notizie e informazioni.
Il giornalismo partecipativo sovverte il modello classico del processo di produzione e fruizione della notizia: lo spettatore di un evento, presente sul posto prima del professionista, funge da porta di accesso ai fatti in modo diretto, diventando così egli stesso mediatore della realtà, guida e suggeritore.

Mediated Mobilization

Una mobilitazione mediata è quella fatta da una comunità che si serve di social media e di internet per l’organizzazione di interventi per la giustizia sociale e i diritti umani. Attraverso i social galvanizza, mobilita e promuove azioni collettive come campagne social, proteste, dimostrazioni e flashmobs.
Un esempio è stato il ben riuscito “ Svegliati Italia”

Common Knowledge

Knowledge activism è una forma di attivismo politico organizzata sulla raccolta strategica e l’uso tattico di conoscenze scientifiche e legali.
La distribuzione di informazioni che vengono distribuite per portare attenzione su determinati temi e impattare sulla coscienza collettiva è detta Common Knowledge Activism.
Ecco una delle azioni di MilkMilano che può rientrare nel Common Knowledge Activism.

Come fare Attivismo digitale LGBTQIA*

Le forme efficaci di attivismo digitale da utilizzare e che sono già ravvisabili in rete per l’attivismo LGBTQIA* sono il Common Knowledge, la mobilitazione mediata e il giornalismo partecipativo.
L’attività di cui più si sente l’urgenza è sicuramente quella di moderazione della comunicazione online che è un misto tra Common Knowledge e Mobilitazione mediata.
Prima di moderare però le associazioni devono crearsi un’identità digitale propria.

L’importanza di una Social Media Policy

Le pagine facebook, al contrario dei gruppi, non sono luoghi digitali dove postare argomenti per stimolare discussioni. L’effetto dell’attività di pubblicazione è assimilabile a quello del comunicato stampa.
Avere una Social Media Policy, cioè un regolamento della comunicazione interna e esterna sui social, permette di ridurre al minimo eventuali danni di immagine che un’organizzazione può subire a causa di un utilizzo inadeguato e scorretto dei Social Media Site oltre a porre le linee guida per evitare che venga diffuso materiale e/o informazioni confidenziali

Pensa due volte prima di ripubblicare

Tutti possono facilmente accedere alle informazioni e diffonderle. L’effetto collaterale è che non solo le informazioni valide vengono diffuse ma anche i “rumors”. I rumors sono informazioni non confermate o false che vengono condivise anche più velocemente sui social e impattano maggiormente sia sull’online che sull’offline. L’approccio tradizionale che prevede censura, cancellazione del post o account non è efficace per ridurre i rumors.
Dare eco ad un contenuto tramite l’azione di reposting, è un atto che deve essere fatto con molta cautela.

L’atto del reposting, anche se non rafforzato con un commento alla fonte, è di fatto una riaffermazione del valore del contenuto, a meno che il commento non esprima esplicitamente opinione contraria.

Qualsiasi organizzazione che abbia un’identità online non può permettersi di farlo con leggerezza.

Moderazione e progetto HelpONline

La Moderazione o gestione dei commenti sembra ancora più urgente dopo l’ondata transfobica e lesbofobica che abbiamo visto realizzarsi nell’ultimo periodo. Faccio l’esempio di un caso concreto risalente all’anno scorso:

Quando una fotografia di una festa liceale, quindi di una persona giovanissima, finisce su un gruppo chiuso del paese e viene commentata con “kinder sorpesa”, la sua reazione è di scrivere un post su facebook in cui era ipotizzabile un proposito di suicidio. Fortunatamente la trans Rebecca ha denunciato il fatto tramite una diretta facebook e l’ha invitata a denunciare l’accaduto alle autorità.

Questo è solo uno dei molti casi di cyberbullismo. Si sente la necessità di creare dei gruppi di intervento che facciano un lavoro simile al “Telefono Amico”.
Da qui nasce l’idea di HelpONline, vorrei creare una pagina facebook attraverso cui fare attivismo in rete. Una pagina facebook a cui rivolgersi in caso di cyberbullismo omobitransfobico. Lo staff  della pagina dovrebbe essere formato da una rappresentanza di volontari di tutte le associazioni e si occuperebbe di:

segnalare i contenuti
segnalare i profili
indicare all’utente contenuti alternativi
commentare fornendo un contraddittorio al contenuto omotransfobico
indicare all’utente l’associazione più vicina che si occupa della tematica sollevata

I contenuti trasmessi dalla pagina saranno relative all’attività svolta e saranno la sintesi dei documenti che formeranno gli utenti e i volontari.

Milestones per l’attuazione progetto HelpOnline

I nuovi media costituiscono una grande opportunità ma devono essere utilizzati con le dovute precauzioni.
Ecco le mie proposte per un web attivismo migliore che consenta risposte migliori all’utenza e maggiore efficacia di intervento

  1. Tutte le associazioni devono dotarsi di una social media policy
  2. Sui grandi temi deve essere discussa e approvata una social media policy comune a tutte le associazioni
  3. Ogni associazione deve provvedere alla creazione di un corso di alfabetizzazione informatica per attivisti sul tema del social media management. Il corso deve essere strutturato in collaborazione con volontari che lavorano da tempo in telefono amico
  4. Gli interventi effettuati online devono essere registrati in un database comune in modo da rendere più semplice la realizzazione delle risposte standard a problemi frequenti.

Si ringrazia Erica Gazzoldi per l’interesse rivolto all’idea e il tempo dedicatomi.

Nel caso tu sia membro di un’associazione che è convinta che questa idea di progetto sia utile contattami pure, mi piacerebbe che HelpOnline diventasse reale.

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