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Le cinque fasi del trasferimento – Sei flessibile quanto il tuo lavoro?

stazione

Trasferirsi per lavoro è la nuova frontiera dellPerché voglio parlare di trasferimento? Quando si ricomincia a scrivere bisogna parlare di cose che si conoscono bene e credetemi che avendolo fatto cinque volte in tre anni posso dirmi davvero un’esperta della cosa.
Per chi non lo sapesse i miei spostamenti sono stati i seguenti:

  • Napoli – Milano
  • Milano – Napoli
  • Napoli – Caserta
  • Caserta – Battipaglia
  • Battipaglia – Pisa

Spero che condividere la mia esperienza sia utile a qualcuno che, nell’era del lavoro flessibile, ha conservato qualcosa di umanoide ed è in cerca di conforto e solidarietà. A te che leggi, non sei il solo e so che “l’è dura ” e, a prescinder da tutto, ti abbraccio.

Partire: Il coraggio di Lasciare

Non importa se state scappando da una situazione negativa verso il paradiso terrestre. Dietro resterà sempre qualcosa a cui rinunciare. Può essere una persona o l’unico posto in cui vi sentivate al sicuro. Se le cose coincidono non è poi un gran danno.
Chiedete alle persone che lasciate di restare nella nostra vita, se avranno abbastanza volontà saranno le migliori che avrete incontrato. Nel caso in cui vi rispondano picche vi sarete risparmiati una sofferenza inutile.

La Partenza: Il Caos

Ad un certo punto vi trovere in un marasma composto da oggetti, parenti e scadenze dal quale penserete di non uscire vivi. Don’t panic! Vi consiglio di usare il sistema delle liste, questo almeno rimedierà all’ansia del dimenticare qualcosa. Per quanto riguarda i parenti e specialmente i genitori, hanno bisogno di essere solo rassicurati. Ripetetegli come un mantra : – Non credo che questo mi sia utile ma se ci tieni lo prendo, andrà bene, sono certa che starò benissimo- . Non dico che vi lasceranno in pace ma diminuirà la pressione, vi amano e sono apprensivi, sopportateli.

Arrivare: L’euforia del nuovo

Arriverete in un posto nuovo e se siete un po’ esploratori come me vorrete scoprirne ogni meandro, diventare esperti di ogni stradina e scorciatoia. Vi divertirete a perdervi nella città capitando in posti che non pensavate mai di vedere e inizierete a pensare che tutto quello che stavate cercando è sicuramente nascosto lì, dietro l’angolo.

La sera: nostalgia e solitudine

Qui vale la stessa cosa del partire, prima o poi arriva. Arriva il mi manca casa, è inevitabile e certamente arriva il mi manca qualcuno. Non fate i superuomini e le superdonne facendo finta che va tutto bene. è un sentimento che fa parte di voi, dovete solo accoglierlo. Nel caso in cui vi sentiste soli ricordatevi che quello che vi provoca nostalgia è sempre con voi, in ogni passo che fate. Fate un sorriso che presto rivedrete tutti, basta organizzarsi!

Restare: il coraggio di scoprirsi

Siamo giunti all’ultima cosa da fare, quella più difficile: Restare. Restare in un posto significa appropriarsene, creare abitudini e avere il coraggio di costituire nuovi legami. Restare in un posto non vuol dire tradire quello da cui si proviene ma vivere il presente con consapevolezza. Vuol dire reinventarsi e aprire la porta a nuovi lati di noi. Per restare bisogna cambiare ma essendo sempre noi, lasciando che tutto quello che siamo stati comunichi con quello che siamo e sia un mattone per quello che vogliamo essere.

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