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Google Rank Brain, il cervello del Colibrì

hummingbird smarter with rankbrain

Google Rank Brain è un machine learning system che aiuta ad indentificare i contenuti con le migliori interazioni. Esiste dal 2015 ma adesso aiuta Hummingbird a comprendere meglio gli utenti. RankBrain è, infatti, un altro strumento che Google utilizza per tentare di avvicinarsi al linguaggio naturale e migliorare le risposte alle query di coda lunga.
Le domande a cui cerco di rispondere in questo articolo su Rank Brain:

Cosa fa Rank Brain per individuare gli intenti di ricerca dietro le query

Lo scopo di Rank Brain è capire qual è il reale intento di ricerca dietro le domande che gli utenti fanno a Google. Per questo cerca di individuare quali sono i segnali che indicano i contenuti migliori alle singole risposte degli utenti.

Come funziona Rank Brain

Secondo Brandon Gaille uno dei metodi di classificazione di Rank Brain è registrare il livello di interazione dell’utente con i contenuti disponibili sulla pagina dei risultati di ricerca Google (SERP).
Rank Brain assegna un valore al contenuto scelto con il click, ne apprende la struttura e lo riposiziona correttamente favorendo i contenuti con dwell time maggiore.
Il dwell time o tempo di sosta è il lasso di tempo che inizia al click e termina quando l’utente torna su Google perché non ha trovato nel vostro contenuto la risposta alla sua domanda.
Il contenuto con migliore interazione è, infatti, quello che risponde meglio alla domanda dell’utente e con cui interagisce maggiormente prima di ritornare a cercare sul motore di ricerca.

Cos’è il dwell time

Uno studio Search Metrics dice che un buon dwell time è di 3 minuti e 10 secondi ma, probabilmente, si tratta di un fattore variabile rispetto al tipo di sito perché altrimenti website che danno risposte rapide, ad esempio un dizionario online, sarebbero automaticamente penalizzati.

Ottimizzare per Rank Brain: Le Meta description est mort, vive la meta description

Google sta cambiando il modo in cui mostra i risultati e ha annunciato importanti novità dal blog ufficiale.
In rete gli addetti ai lavori avevano discusso a lungo sulla meta description come fattore di ranking. Google ha dichiarato esplicitamente che non lo è in diversi momenti, ad esempio nei corsi di base quali Eccellenze in Digitale.
Tuttavia, con Rank Brain, la metadescription, è diventata, col title, uno strumento importantissimo per convincere l’utente ad accedere al vostro contenuto e preferirlo rispetto ai competitor e non solo perché i caratteri concessi sono aumentati.
La meta description dovrà essere ottimizzata per dare un’anteprima del contenuto all’utente ma soprattutto nell’ottica di aumentare il vostro CTR come Google suggerisce una volta risolti gli errori in Miglioramenti HTML di Search Console:
Meta descrizioni o tag title doppi, mancanti o con problematiche non impediscono la visualizzazione del tuo sito nei risultati di ricerca di Google, ma prestandovi attenzione potrai fornire a Google ulteriori informazioni e persino attirare maggiore traffico sul tuo sito. Gli utenti sono più propensi a fare clic su un testo utile e descrittivo.

SEO per Rank Brain: rispondere ai reali intenti di ricerca

Cosa possiamo fare per adeguarci a Rank Brain? Continuare a scrivere contenuti di valore che rispondano realmente agli intenti di ricerca. Ecco però alcune indicazioni tecniche per aggiungere appeal alle vostre risposte in SERP.

Come ottimizzare meta title e description per Rank Brain

Come facciamo ad ottimizzare i metadata per Rank Brain al meglio? Per via del dwell time si dovrà dire addio a meta e titoli sensazionalistici da click baiting e scrivere meta description strettamente correlate al contenuto presentato.
Non mantenere le promesse fatte nel title e nella description vorrebbe dire penalizzare automaticamente il vostro contenuto perchè metterebbe l’utente in fuga e in cerca di un risultato migliore .

Aggiornare i propri contenuti

Altro criterio preso in considerazione è quello della freschezza del contenuto, quindi sarà sempre più importante fornire agli utenti contenuti aggiornati attraverso i blog.

Implementare sistemi che danno indicazioni sull’architettura informativa

Inviare sitemap chiare a Google, specialmente per i siti multilingua e inserire informazioni che esplicitano meglio l’architettura informativa del sito, quali breadcumbs e dati strutturati

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